COMUNICATO 12 SETTEMBRE

Sentenza TAR Oli CBD

In questo Paese c’è ancora speranza? Forse sì, e ancora una volta bisogna ringraziare il terzo potere.

Il TAR del Lazio ha accolto l’istanza cautelare di diverse associazioni di canapicoltori per la sospensione del folle decreto del Ministero della Salute del 27 giugno 2024, che assimilava gli oli CBD ad alcune droghe, vietandone la commercializzazione senza ricetta medica.

Tutto ciò nonostante l’Oms abbia raccomandato nel 2017 che il CBD non fosse classificato a livello internazionale come sostanza controllata, e nonostante una sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea del 2020 si esprimeva in modo contrario a un divieto generalizzato del commercio di prodotti a base di infiorescenze light. La sentenza definitiva si terrà il 16 dicembre, ma l’11 settembre 2024 rappresenta una data importante: l’accoglimento dell’istanza cautelare dimostra ancora una volta che per chi è libero di pregiudizi e crede solo alla scienza, il CBD non ha alcun effetto negativo sulla salute, né tantomeno è in grado di creare dipendenza.

Nonostante la sospensione del decreto, l’Articolo 18 del DDL Sicurezza rimane in discussione alla Camera, mirando a vietare le infiorescenze di canapa con la presunzione che possano essere usate a scopi ricreativi. Il TAR, tuttavia, ha confermato che il CBD non rappresenta alcun rischio per la salute pubblica, anche perché non ha effetti droganti. Di conseguenza, anche il tentativo di criminalizzare le infiorescenze risulta privo di fondamento.

La sentenza del TAR rappresenta quindi un ostacolo in più a chi vuole criminalizzare le infiorescenze CBD alimentando una propaganda antiscientifica che, tra l’altro, non rispetta le più basilari norme europee sulla libertà di circolazione delle merci.

Il CBD dunque non è stupefacente per l’Oms, non lo è per la Corte di Giustizia Europea, e per l’ennesima volta è stato ribadito che non lo è nemmeno per la giustizia italiana. Vediamo se la politica riuscirà a capirlo (non siamo così fiduciosi).