Mentre in Italia si sta ancora discutendo sulla legalità della vendita di Cannabis Light, nel resto del mondo gli studi sui suoi molteplici effetti vanno avanti.
Un esempio di queste scoperte riguarda proprio l’impiego di marijuana nell’alleviare i sintomi di malattie come il Parkinson e la sclerosi multipla: secondo gli studi, infatti, l’assunzione di cannabis favorirebbe la forza delle ossa e aiuterebbe nella guarigione di ossa fratturate.
Nella fattispecie, pensando alle malattie delle ossa, la prima ad essere presa in causa è l’artrite.
Ad oggi, non esiste una cura per l’osteoartrite, la malattia degenerativa delle articolazioni che si sviluppa in tarda età, né per l’artrite reumatoide, la malattia autoimmune che coinvolge le articolazioni causando dolore, rigidità, gonfiore e riduzione dei movimenti
Con questa scoperta, è finalmente emerso un responso scientifico sull’azione anti-infiammatoria dei cannabinoidi che potrebbe rallentare in modo efficace l’artrite e mitigare i suoi sintomi.
La relazione tra CBD e salute delle ossa
Nel 2017 il Journal of Bone and Mineral Research ha pubblicato uno studio nato a Gerusalemme sull’impatto del THC e del CBD sulla salute delle ossa. L’analisi si basò su un progetto congiunto del dottor Yankel Gabet, del Dipartimento di Anatomia e Antropologia della Facoltà di Medicina Sackler di TAU,
e del professor Itai Bab, del Laboratorio per le ossa dell’Università ebraica.
In questo studio, i due scienziati hanno utilizzato i ratti per capire il modo in cui ogni composto lavorava sulle fratture del medio-femore.
I ricercatori hanno somministrato ai ratti una miscela di THC e CBD per otto settimane: le loro analisi, a fine somministrazione, hanno evidenziato che il CBD è stato determinante nella guarigione delle ossa nel breve termine, rispetto alla media del gruppo di controllo.
Come ha spiegato il Dottor Gabet: «Abbiamo scoperto che il CBD da solo rende le ossa più forti durante la guarigione, migliorando la maturazione della matrice del collagene che fornisce la base per una nuova mineralizzazione del tessuto osseo.
Dopo essere stato trattato con il CBD, l’osso guarito sarà più difficile da rompere in futuro».
Lo stesso gruppo di ricercatori, inoltre, aveva già osservato in uno studio precedente come i recettori dei cannabinoidi dell’organismo umano aiutassero a stimolare la formazione delle ossa.
Da questa studio, quindi, si potrebbe aprire la strada a una nuova generazione di farmaci in grado di combattere l’osteoporosi e altre patologie collegate alle ossa. Infatti, prosegue il Dott Gabet: «Il potenziale clinico dei composti correlati ai cannabinoidi è semplicemente innegabile, a questo punto. C’è ancora molto lavoro da fare per sviluppare terapie appropriate, ma è chiaro che è possibile ricavare un obiettivo terapeutico dalla cannabis. Il CBD, il principale agente del nostro studio, è per prima cosa un anti-infiammatorio e non ha effetti psicoattivi. »
I ricercatori dunque, aspettano un esperimento su pazienti umani.
Un uso su larga scala: l’influenza su altri esperimenti
Da questo studio sono nati nuovi esperimenti. Una ricerca britannica, pubblicata sull’American Journal of Medicine, ha messo in relazione l’alto consumo di cannabis e con la densità ossea.
Il gruppo di partecipanti allo studio comprendeva 170 adulti che consumavano alte quantità cannabis, contenete THC, per scopi ricreativi. I forti fumatori di cannabis
hanno mostrato di avere un peso corporeo e indice di massa corporea (IMC) più basso rispetto a coloro che non fumavano, con una densità minerale ossea ridotta e presenza di fratture più comuni.
Nonostante questi dati avvalorino la tesi che sia il CBD il vero agente guaritore, in questo studio la cannabis non è stata consumata in un ambiente controllato e, quindi, completamente idoneo.
Questi studi hanno il vantaggio di aver aperto una nuova serie di domande riguardanti l’uso di cannabis e la salute delle ossa che portano ad auspicare a un suo reale impiego nel settore.