Cannabis e codice della strada: perché il nuovo provvedimento è incostituzionale
La recente approvazione del testo della riforma del Codice della Strada da parte della Camera dei Deputati ha sollevato un acceso dibattito polito-sociale nel nostro paese. Specialmente alla luce di una pronuncia della Corte Costituzionale, che il 28 marzo 2024 ha sollevato possibili incostituzionalità alla luce del rapporto tra sanzioni e consumo di cannabis.
Difatti, la sentenza ha messo in dubbio la conformità costituzionale delle norme proposte, specialmente per quanto concerne la revoca di patente e fermo amministrativo del veicolo anche nei casi di consumo di cannabis.
È infatti risaputo che la cannabis resti in circolo anche molte ore dopo il consumo effettivo. Caratteristica che i test salivari e non normalmente impiegati dalle forze dell’ordine sono incapaci di rilevare. Difatti, la Corte ha sottolineato la necessità di valutare la gravità del fatto prima di applicare tale sanzione, al fine di rispettare il principio di proporzionalità delle pene.
Qui si pone il cavillo legale che definisce l’irregolarità delle norme proposte, lasciando presumere che un tale provvedimento abbia esclusivamente l’intenzione di intensificare la morsa giuridica sui nostri consumatori, anziché salvaguardare la sicurezza stradale.
Sebbene la riforma del Codice della Strada non sia ancora entrata in vigore e non sia stata esaminata dalla Corte Costituzionale, alcune disposizioni sollevano preoccupazioni in merito alla loro potenziale incostituzionalità.
“Norma incostituzionale”
Una delle principali novità della riforma è la disposizione che punisce la guida sotto l’effetto di sostanze stupefacenti basandosi esclusivamente sulla loro presenza nei test, indipendentemente dallo stato effettivo del conducente. Sebbene l’obiettivo di questa misura sia aumentare la sicurezza stradale, potrebbe avere conseguenze dannose e ingiuste per i consumatori di CBD.
Questo perchè è importante distinguere tra la presenza di una sostanza nel corpo del conducente e il suo effettivo impatto sulle capacità di guida. La Corte di Cassazione ha precedentemente stabilito che la responsabilità del guidatore dipende dal nesso causale tra l’assunzione di stupefacenti e un eventuale incidente stradale.
La valutazione dell’idoneità alla guida dovrebbe basarsi su criteri obiettivi, come la concentrazione di sostanze nel corpo, il tipo di test effettuato e il tempo trascorso dall’assunzione. Ad esempio, il THC, il principio attivo della cannabis, può essere rilevato nel sangue per diversi giorni dopo l’assunzione, ma l’effetto psicoattivo dura solo alcune ore.
La nuova normativa proposta nel Codice della Strada potrebbe comportare sanzioni per i conducenti che hanno assunto cannabis a scopo terapeutico anche giorni prima, anche se non ne sono visibilmente alterati.
Questo solleva la necessità di rivedere la normativa, stabilendo criteri più precisi per evitare generalizzazioni pericolose.
In conclusione, sebbene la riforma del Codice della Strada non possa essere definita incostituzionale al momento, è importante esaminare attentamente le disposizioni relative alla guida sotto l’effetto di sostanze stupefacenti per garantire il rispetto dei principi costituzionali, tra cui il principio di proporzionalità delle sanzioni.
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