È in vigore dal 12 aprile – l’ennesimo scempio ideologico e ignorante, intriso di malafede, che attenta a varie libertà costituzionalmente rilevanti:
il DL Sicurezza. Il governo ha infatti deciso di trasporre il testo del disegno di legge, che stava trovando numerosi intoppi alle Camere, in un decreto ad efficacia immediata. Ciò in barba alla normale dialettica parlamentare e alle raccomandazioni del Presidente della Repubblica Mattarella.
Si è inserita la cannabis CBD in un dispositivo normativo sulla sicurezza che nulla attiene a una pianta senza alcun effetto dannoso sulla popolazione.
Dove sarebbe il problema della pubblica sicurezza nelle infiorescenze CBD?
Già più volte abbiamo sottolineato come sia quantomeno anomalo ed incomprensibile il fatto che diversi paesi tra i più avanzati abbiano legalizzato la pianta ed il THC, sia a scopo terapeutico che ricreativo mentre da noi facciamo la guerra al CBD che è stato detto più volte non essere una
droga.
Ribadiamo ancora una volta che sia l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) che la Corte di Giustizia dell’Unione Europea, hanno sottolineato che il CBD non è né droga, né un farmaco, né ha effetti psicotropi, né tantomeno può essere pericoloso per la salute pubblica. D’altronde noi, dalla nostra esperienza sul campo, in questi otto anni abbiamo l’esempio di migliaia di nostri clienti che ci hanno ringraziato per il beneficio concreto che hanno riscontrato rispetto a vere e proprie patologie.
Nessuno ha mai avuto effetto collaterale dai fiori CBD.
Ci chiediamo se, questo ennesimo vergognoso attacco nei confronti di un’intera filiera di lavoratori risieda, non solo in una becera ignoranza, né solamente in una questione ideologica, ma forse in qualche aspetto della sfera personale dei nostri politicanti al governo, perché tutto ciò ci sembra davvero incredibile.
Ci aspettavamo che un partito di destra avesse a cuore le aziende italiane di un settore che vale circa un miliardo di euro di fatturato e genera 12.500 posti di lavoro direttamente legati alla filiera. Altri 10.000 occupati lavorano nell’indotto. Si sta cercando di bloccare ciò che abbiamo costruito con
sudore e fatica, costringendoci a reperire i prodotti CBD al di fuori dell’Italia e facendo chiudere aziende italiane, arricchendo quelle estere.
Un’autentica follia, perché ricordiamo che è vietata solo la vendita del fiore e non degli altri prodotti di trasformazione come l’olio CBD, che non può più essere prodotto in Italia ma acquistato all’estero.
Quello a cui assistiamo è l’ennesima vergogna di un’Italietta retrograda e clientelare, che mette in un decreto di urgenza che affronta un tema importante come la sicurezza pubblica dei fiori senza alcun effetto drogante.
Non siamo contrari a una normazione, anzi auspichiamo una legge ad hoc che regolamenti finalmente questo mondo e faccia in modo che la nostra attività possa finalmente prosperare e aiutare tutte le persone che ne hanno bisogno.
Quindi ora si pensa che con uno schiocco di dita chiudiamo i nostri negozi e le nostre aziende agricole licenziando 20 dipendenti, di cui 12 a tempo indeterminato?
Noi non lo faremo, perché non riteniamo giusto trattare così imprenditori onesti. Porteremo avanti la nostra battaglia continuando a vendere fiori CBD perché quanto previsto dal DL Sicurezza è un abuso: l’Italia categorizza una sostanza come droga riprendendo le tabelle dell’OMS in cui incredibilmente
il cannabidiolo non è inserito tra le sostanze droganti.
Ancora una volta insomma dobbiamo confidare in un intervento della magistratura o delle istituzioni europee nei confronti di un governo cieco e colluso, certi che la detenzione e la vendita delle infiorescenze prive di efficacia drogante non costituiscono reato ai sensi della Legge Stupefacenti.