La lunga storia della canapa ha origini davvero antiche. La Canapa, infatti, è una delle piante antiche e misteriose, che si coltivano da millenni.
Asia e Medio Oriente sono i luoghi in cui sono stati rinvenuti i primi ritrovamenti. In Cina, ad esempio, si usava già per la produzione di tessuti e per uso medico.
La produzione commerciale di canapa in occidente è decollata solo nel XVIII secolo, poiché l’espansione coloniale e navale dell’epoca, e la conseguente crescita di benessere, necessitavano di grandi quantità di canapa prevalentemente per tessuti, corde e stoppa.
Ad esempio, i vascelli da guerra, tipici del XVII secolo, sono sempre stati dotati di vele in tela olona di Canapa. Queste sono tessute con una tecnica particolare e sono stati pensate per navigare negli oceani. Le vele rappresentano la forza motrice di questa tipologia di nave e devono essere sostituite di frequente.
La Canapa ha quindi sempre giocato un ruolo di fondamentale importanza per le guerre. Per una buona fetta della storia moderna si sono combattute soprattutto in mare, e per colonizzare il Nuovo Mondo. Quindi, se i velieri non fossero mai esistiti, la storia avrebbe preso tutta un’altra piega.
Lo stesso Amerigo Vespucci salpava su navi con vele fatte di teli di canapa.
La canapa come valuta
Per oltre 200 anni in America coloniale, la Canapa era considerata anche come valuta; poteva quindi essere utilizzata per pagare le tasse. Un censimento del 1850 degli Stati Uniti documenta circa 8,400 piantagioni di canapa di almeno 1000 ettari ciascuna.
La storia della Canapa nell’epoca dell’industrializzazione
Per anni, coltivatori di canapa raccoglievano a mano. Dopo anni di studi vennero realizzate alcune macchine in grado di prendersi cura di tutti i processi, togliere i semi, rompere i gambi macerati e pulire la fibra. Queste macchine erano in grado di risolvere drasticamente i costi e la fatica della manodopera.
Chi furono i pionieri in ambito industriale?
In 1896 Rudolph Diesel produsse il suo famoso motore. Come molti altri, Diesel presunse che il suo motore dovesse essere alimentato da una varietà di combustibili, composta in particolare da ortaggi e oli di semi.
Henry Ford della Ford Motor Company, vedendo il potenziale dei combustibili composti da biomassa, lavorò per primo alla produzione di combustibile di canapa.
“Perché consumare foreste che hanno impiegato secoli per crescere e miniere che hanno avuto bisogno di intere ere geologiche per stabilirsi, se possiamo ottenere l’equivalente delle foreste e dei prodotti minerari dall’annuale crescita dei campi di canapa?”, queste le parole all’avanguardia del famoso costruttore di auto. Era l’agosto del 1941 quando Ford presentò al mondo il prototipo della Hemp Body Car, che aveva la carrozzeria realizzata con materie vegetali derivate da soia e canapa ed era alimentata a etanolo, prodotto sempre dalla cannabis.
Il sogno della Hemp Car morì all’alba della Seconda Guerra Mondiale, scoppiata appena quattro mesi dopo la presentazione.
I primi divieti e le prime difficoltà
A partire dai primi decenni del 1900 la Canapa subì una incredibile campagna denigratoria.
Le sue caratteristiche naturali, come la resistenza, la proprietà di adattamento, la velocità di crescita e la facilità di averne in abbondanza ed in maniera diffusa, apparivano come una minaccia agli occhi delle industrie concorrenti.
Nel 1936 uscì il film di propaganda “Reefer Madness”, che mostrava situazioni terribili e scandalose, quali sesso e promiscuità sessuale, efferati omicidi e suicidi, che venivano direttamente collegati all’atto di fumare la marijuana, e quindi alla canapa.
Nel 1937 il Congresso americano approvò il “Marijuana Tax Act” e per la Canapa iniziò un veloce declino. Attraverso un’impopolare tassa di concessione di licenze e regolamentazioni, venne di fatto resa impossibile la coltivazione della canapa.
La definitiva condanna della Canapa si ebbe nel 1970 quando con il decreto “Controlled Substances Act” tutta la canapa fu riconosciuta come droga.
La lunga storia della canapa, economica, sociale e culturale, si perse così all’interno del nome marijuana.
La situazione fino ai giorni nostri
I molti prodotti che si ottenevano a circuito locale vennero soppiantati delle industrie petrolchimiche di scala mondiale. Iniziarono così gli anni scuri dell’umanità, fatti di petrolio, di plastica ed accompagnati da interessi politici ed economici scellerati.
E in Italia? La storia della Canapa nel nostro paese.
Nel 1994 e 1995 la sola canapa coltivata ufficialmente, sotto lo stretto controllo delle forze dell’ordine, è stata quella presso l’ENEA (Ente per le Nuove tecnologie, l’Energia e l’Ambiente), organismo di ricerca statale. Altri tentativi di ricerca a scopo didattico (in Emilia e in Valle d’Aosta) sono stati repressi.
Nel 1997 la Comunità europea stabilisce la reintroduzione della Canapa ad uso industriale e grazie ad alcuni regolamenti, nascono i primi negozi italiani tematici sulla Canapa.
Nel nostro paese ancora una volta però i governi che si succedono, di qualsiasi schieramento, agiscono in modo negativo e per il vantaggio economico di pochi privilegiati, senza produrre una politica globale su questo vegetale.
Questo giro di affari che si è venuto a creare si è prodotto nel giro di un anno e mezzo dall’entrata in vigore della legge numero 242 del 2016 che ne permette la coltivazione e che regola la coltivazione della cannabis light.
Per questo le coltivazioni di cannabis negli ultimi anni sono cresciute a dismisura. Purtroppo rimangono i pregiudizi, la cattiva informazione e lo scetticismo.
Per questo siamo ancora qui a lottare contro un sistema retrogrado, che pensa solo ai propri interessi.
Insomma, se davvero si volesse un futuro green-ecologico e sostenibile sarebbe già possibile viverlo a partire da ora. Il problema è che dovremmo volerlo TUTTI e per davvero.