Quando si parla di canapa vige tanta disinformazione. Tra detrattori e giornalisti imparziali, non sempre le informazioni sulla canapa e sulle sue innumerevoli proprietà benefiche vengono condivise nella maniera corretta con la collettività. E i motivi sono presto detti: attorno alla canapa girano false voci, maldicenze e una sorta di perbenismo che nuoce alla verità dei fatti. La canapa è una pianta di straordinaria utilità per gli esseri umani, anche nella variante senza THC. Ma che cos’è la variante senza THC? In cosa si differenzia rispetto alla pianta canonica?
Caratteristiche generali della cannabis light
La canapa senza THC, anche detta “cannabis light”, non è altro che la variante di canapa povera dal punto di vista del contenuto di THC. Il THC, acronimo con il quale ci si riferisce al tetraidrocannabinolo, è la sostanza psicoattiva contenuta nelle tre specie di piante di canapa, dalla sativa alla indica, sino ad arrivare alla ruderalis. Si parla di cannabis light in quanto la quantità di THC contenuta all’interno delle piante in questione è decisamente minore rispetto alla media. Nello specifico, basti sapere che le piante di canapa caratterizzate da un principio attivo più rilevante contengono una quantità di THC variabile tra il 7% e il 30%.
Il principio attivo nella cannabis light
Nella canapa senza THC il principio attivo è attestato in valori variabili tra lo 0,2% e lo 0,5%, sino ad arrivare generalmente ad un massimo pari a circa lo 0,6%. Da tutto ciò si evince che il consumo della cannabis light non potrà produrre gli stessi effetti riscontrabili col consumo della variante classica della specie in questione: è il THC il responsabile del processo di rilassamento muscolare, della vasodilatazione e di tutti i benefici che la pianta di canapa è in grado di apportare all’organismo.
La distinzione tra cannabis light e cannabis terapeutica
Alla luce di quanto descritto sinora, bisogna fare una distinzione tra canapa senza THC e la cannabis ad uso terapeutico.
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La canapa senza THC è la varietà caratterizzata dalla selezione delle infiorescenze della Cannabis sativa meno ricche di THC, il che la rende a tutti gli effetti una coltivazione legale e commerciabile. La cannabis ad uso terapeutico, invece, non è altro che la cosiddetta “marijuana di Stato”. Essa viene coltivata direttamente dallo Stato italiano, per poi essere indirizzata agli ospedali e agli istituti ospedalieri per il trattamento di specifiche patologie. La cannabis, infatti, si è dimostrata nel corso degli anni un’ottima soluzione per la cura di diverse malattie del corpo, con i pazienti che si sottopongono al consumo quotidiano di marijuana sotto prescrizione del medico curante. Ecco spiegata la differenza tra le due varietà, le quali, sostanzialmente, si distinguono per la quantità di THC contenuta nelle infiorescenze.