Cannabis: quanto tempo rimane nel nostro corpo?
Un recente studio condotto in Italia, dall’università di Milano, nel quale sono stati ritrovati residui di THC e CBD in ossa del XVII secolo, ha risollevato una tematica tanto attuale quanto legittima: per quanto tempo rimane la cannabis nel nostro corpo?
In questo articolo approfondiremo la tematica, analizzando le modalità attraverso cui la Cannabis si sedimenti nel corpo, interessando, in particolar modo, delle aree ben specifiche.
La Cannabis nel corpo: dove si accumula e come smaltirla
Sono svariati i modi in cui è possibile assumere Cannabis, che sia CBD o THC (che ricordiamo essere illegale nel nostro paese). Dall’inalazione, all’ingerimento di olii, una volta assunta la cannabis interagisce con i ricettori CB1 del nostro sistema endocannabinoide, innescando effetti psicoattivi.
Tuttavia, terminato l’effetto, sia che si tratti di tetraidracannabinolo (THC) che di cannabidiolo (CBD), questi principi attivi permangono nell’organismo umano, fin quando non vengano completamente metabolizzati, se non addirittura molto, molto dopo, sopravvivendo per centinaia di anni.
Grazie a quest’ultima scoperta (ne parliamo in questo articolo), pubblicata dal Journal of Archaeological Science dimostra in modo incontrovertibile come i principi attivi della Cannabis (THC e CBD) siano capaci di imprimersi nel corpo umano per centinaia di anni, sopravvivendogli alla morte.
Non è ancora chiaro come ciò sia effettivamente possibile, ma una cosa è certa: a sopravvivere sono residui dei suddetti principi attivi, il resto dei quali viene espulso secondo determinate modalità: dalla secrezione di feci, urina al sudore stesso, tanto per citare qualche esempio.
Ma non è così facile e istantaneo come si possa credere, in quanto ad ogni parte del nostro corpo o delle secrezioni stesse, corrispondo tempistiche di assorbimento e “giacenza” differenti.
Come metabolizzare i principi attivi della Cannabis?
Basti pensare che se nel caso del sangue, THC e CBD possano essere rintracciate sino a 3-4 settimane, la situazione è ben diversa nel caso dei capelli e delle urine, per le quali il periodo di assorbimento dura per circa 3 mesi.
È ad ogni modo giusto specificare che questi siano dati indicativi, a sua volta influenzati da fattori variabili e contingenti quali:
- Frequenza dell’assunzione della sostanza e quantità. Maggiore è il consumo e più il periodo di permanenza si protrarrà;
- Livelli di massa grassa e metabolismo. I principi attivi tendono ad immagazzinarsi nelle cellule adipose della persona. Più sarà veloce il metabolismo più si avranno chance di espellerli con rapidità.
Tuttavia i recenti studi in merito gettano nuova luce sull’ argomento, provando la presenza delle molecole della Cannabis nel corpo umano anche centinaia di anni dopo la morte fisica dell’individuo.
Un’interessante scoperta che spiana la strada a nuovi approfondimenti sull’argomento. E che, inevitabilmente, conduce a chiedersi se la cannabis sia in grado di mutare il nostro DNA.
Scopriamolo insieme.
Il CBD modifica il tuo DNA?
Nell’obiettivo di esplorare gli effetti della Cannabis sui processi epigenetici (ossia le modalità attraverso le quali vengono fissati e strutturati i geni del nostro DNA), i ricercatori della Feinberg School of Medicine della Northwestern University hanno dato adito a nuove interessanti scoperte.
Infatti, da un’analisi condotta su un campione di 1.000 adulti, ai quali sono state richieste informazioni sensibili, sono venute alla luce nuove ed interessanti scoperte.
Agli esaminati è stato richiesto di fornire campioni di sangue in due occasioni specifiche: dopo 15 e 20 anni dal consumo di cannabis.
Analizzando i campioni di sangue a distanza di cinque anni, i ricercatori hanno scoperto che tali cambiamenti epigenetici possono essere trasmessi per via ereditaria, alle generazioni future.
Difatti i mutamenti epigenentici del DNA avverrebbero, secondo il team di ricercatori, secondo un processo bivalente. Uno legato all’uso recente, l’altro, invece, secondo un uso cumulativo, che chiama in causa direttamente i nostri antenati.
È tuttavia importante notare che questo studio non dimostra che la cannabis causi direttamente questi cambiamenti o causi problemi di salute nel lungo termine.
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