Abbiamo parlato più volte dei molteplici utilizzi e benefici della cannabis in ambito medico; marjuana come panacea di tantissimi problemi legati alla mente, al corpo o al dolore. Il CBD ad oggi non viene impiegato soltanto sulle persone, ma anche sugli animali domestici: cani, gatti e non solo.
Pur essendo una pratica molto conosciuta Oltreoceano, l’uso del CBD per gli animali in Italia fatica ancora molto per affermarsi.
Un’interessante approfondimento, con tanto di intervista, è uscito questa estate su Fanpage.it (qui potete trovare il video integrale).
A prendere la parola sull’argomento è una veterinaria italiana, Elena Battaglia, che a Spotorno, in terra di Liguria, ha scelto di trattare alcuni cani con CBD.

I risultati del CBD sui cani?

A suo giudizio molto soddisfacenti e molto più efficaci di altre terapie, che fino a quel momento non avevano dato alcun riscontro positivo.
La dottoressa consiglia, nel dettaglio, l’utilizzo del CBD per specifiche patologie: artrosi, deficit cognitivi in cani e gatti anziani, ictus, malattie neurologiche, nevriti, ansia/stress, diabete, epilessia, tumori, dermatiti, problemi al tratto gastrointestinale, osteoporosi, malattie autoimmunitarie.
Come spiega la dottoressa Battaglia, il primo test/sperimentazione è stato sulla sua anziana cagnolina di 18 anni, che non riusciva più ad alzarsi.
“Io ho iniziato sul mio cane con un prodotto di Canna Companion acquistato l’anno scorso negli Stati Uniti. È un prodotto derivato dalla canapa con alto contenuto di CBD utilizzato negli animali anziani, con artrosi e problemi epilettici. – ha raccontato la Battaglia – Ho chiesto informazioni e la titolare del negozio mi aveva spiegato che lo utilizzava per il proprio cane, che era molto ansioso e sul quale funzionava bene, e che lo prendeva anche un altro cane epilettico”.
I risultati sono stati davvero inaspettati ed entusiastici.

In Italia un veterinario può prescrivere prodotti a base di CBD?

Come precisa sempre la dottoressa, assolutamente sì, anche se manca ancora la sperimentazione. La parola d’ordine dovrebbe essere: informazione e ricerca. “Basterebbe – precisa la Battaglia – iniziare a ragionare su delle tabelle di riferimento per cani e gatti e metodi e quantitativi di assunzione in base al peso ed al disturbo”.

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