COMUNICATO 10 OTTOBRE
La magistratura sta montando pezzo dopo pezzo le castronerie antiscientifiche del governo.
Dopo che lo scorso 11 settembre il TAR ha demolito il DM che limitava la vendita degli oli al CBD , ora è la Corte di Giustizia Europea a intervenire.
Nello specifico la sentenza riguarda un’azienda romena che ha impugnato la normativa nazionale che limita l’accesso agli incentivi della Politica Agricola comune per le coltivazioni di canapa indoor (nel caso idroponiche).
La CGUE ha ribadito che ciò non è in contrasto con il diritto comunitario, il quale “deve essere interpretato nel senso che non osta ad un divieto, in uno Stato membro, della coltivazione della canapa (Cannabis sativa) in sistemi idroponici in ambienti chiusi, purché tale divieto sia idoneo a garantire l’obiettivo di tutela della salute pubblica e che, alla luce degli obiettivi della politica agricola comune nonché del buon funzionamento dell’organizzazione comune dei mercati, non ecceda quanto necessario per raggiungere l’obiettivo di tutela della salute pubblica.”
In pratica si rimarca che le infiorescenze di canapa industriale non rappresentano un rischio per la salute pubblica e che eventuali limitazioni devono essere proporzionate e basate su prove concrete.
Prove scientifiche che ovviamente non esistono visto che anche l’OMS si è più volta espressa in senso contrario. Ciò sulla scia della giurisprudenza della massima autorità giudiziaria europea che già nel 2020 si esprimeva in modo contrario a un divieto generalizzato del commercio di prodotti a base di infiorescenze light.
Purtroppo, la vergogna dell’art. 18 è ancora presente nel DDL sicurezza che ha già superato l’iter di approvazione alla Camera e ora si trova al Senato per l’approvazione finale.
Ad ogni modo, nel caso quest’abominio sarà approvato, ci sono tutti i presupposti per ricorrere alla magistratura amministrativa, alla Corte costituzionale e alla Corte di Giustizia Europea.
Vi terremo aggiornati.